Maria era convinta di non essere amabile e gradita dagli altri.Sentiva di non meritare amore, attenzioni, riconoscimento. Al contrario di sua madre, sempre attenta al fisico e all’alimentazione. Sua madre che spesso la denigrava e le lanciava frecciatine, era invece molto sicura di se’.
Quando si presentava al mio studio, Maria portava con se’ rabbia e dolore, ma anche stati di profonda rassegnazione. Si odiava e fondamentalmente odiava il mondo attorno a sè , odiava gli altri.
Chi soffre di gravi forme di obesità spesso vive e percepisce questo odio di fondo, verso se stesso e verso il mondo. Il corpo diventa quindi uno slogan, un manifesto di questa distruttività e si ricopre di grasso per proteggersi dal male che può ricevere. Il male di chi ha chiesto amore e non è stato ascoltato, di chi non è stato visto.
L’unica via d’uscita è quindi distruggersi.
Molti nutrizionisti e molti psicologi vedono l’obesità e la dipendenza da cibo come un “riempire un vuoto”; eppure, i pazienti con problemi di obesità non risolvono riempiendosi. Anzi, cercano di spegnere definitivamente una richiesta d’amore piuttosto che soddisfarla con il cibo.
Se posso spingermi oltre, nei pazienti con disturbo da alimentazione incontrollata c’è nel profondo una paura a perdere peso: perchè se perdo peso rischio di riattivare un’ attenzione da parte dell’Altro che potrebbe portare nuovamente a delusione.
QUESTO E’ IL MOTIVO PER CUI TUTTE LE DIETE FALLISCONO NELLE OBESITA’ IMPORTANTI SE NON SI ASSOCIA UNA TERAPIA ED UNA STRATEGIA ADATTA! E, se funzionano, lo fanno per breve tempo e magari perchè in quel momento il terapeuta sta sostituendo una madre che non ascotava e sta “VEDENDO” la persona di fronte a se’. Pure coincidenze quindi, se non c’è una preparazione ed un ascolto specifici. Per questo, le prescrizioni nutrizionali noi professionisti della Nutrizione dobbiamo saper manovrare l’emotività dei pazienti. Ad oggi ancora non conosco professionisti così ben formati, qualcuno comincia a rendersene conto e mi chiede (in privato e sottovoce): “ma come si fa?”.
I pazienti con obesità hanno di solito fatto tantissime diete…tutte fallimentari. “Il corpo obeso è un corpo che perde le specificità estetiche del soggetto, che confonde la sessualità, è un corpo senza libido erotizzabile. Il viso perde le sue forme individuali e caratterizzanti il proprio sguardo, le espressioni, la mimica. Le forme del corpo si espandono in una rotondità anonima. Il soggetto vorace è profondamente in sintonia con il suo sintomo alimentare e con il suo corpo anonimo, appesantito e senza libido.“
Il cibo non serve a riempire il vuoto, serve ad autodistruggersi.
Cibi amato ed odiato: cibo che diventa DROGA. Il cibo per le capacità di azione neurologica diventa sostanza psicoattiva che agisce sul nucleo accumbens (zona del cervello deputata al piacere , alla ricompensa, alle abitudini). Quando si mangia un gelato, quando si fa l’amore questa zona si attiva.
E quando il cibo diventa droga? quando si smette di fare l’amore e si iniziano a mangiare sempre più gelati.
SE IL CIBO DIVENTA SEMPRE PIU’ LA SOSTANZA CHE STIMOLA IL NUCLEO ACCUMBENS AL POSTO DEL SESSO, DELLE RELAZIONI, DELL’ARTE, DELL’ANIMA, DELLA LETTURA ALLORA MANGIARE SARA’ L’UNICA POSSIBILITA’ DI “SBALLO” CHE ALLIETERA’ UNA VITA SENZA EMOZIONI.
E così si svilupperà una vera “dipendenza da cibo” che toglie la libertà.
“Dottoressa non mi metta i biscotti nella dieta perchè se ne mangio 1 poi non mi regolo!”
Ecco la dipendenza è proprio così. Il cibo diventa l’unica fonte di soddisfazione psicofisica!
ESISTE UNA DIETA POSSIBILE PER QUESTA DIPENDENZA?
Il mercato delle diete nulla può se non aumentare la sfiducia, la rabbia e la delusione delle pazienti. Solo con una strategia mirata e le capacità acquisite è possibile farcela ed io ho voluto sempre andare oltre la dieta per questo motivo: aggiungere la chiave di lettura della persona oltre al protocollo.